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Assolutamente no. Reperire una falda fluida attorno alla protesi è estremamente frequente e nella maggior parte dei casi del tutto normale. Attorno ad ogni protesi si forma come noto un rivestimento di tessuto connettivo detto CAPSULA. Tra la capsula e la protesi spesso si formano delle sottili falde fluide di siero, del tutto innocue. Questo reperto è più frequente con le protesi lisce e meno con quelle tesaurizzate.
Se le protesi mammarie sono state messe a scopo curativo per ricostruire ad esempio le mammelle dopo mastectomia per tumore, è possibile sostituirle in convenzione con il SSN e quindi a titolo gratuito. Nel caso in cui le protesi siano di esclusivo significato estetico e siano effettivamente rotte, non è possibile sostituirle con la muta. Lunica prestazione erogabile dal SSN è la semplice rimozione degli impianti, per mettere in sicurezza la paziente. In ogni caso, pur non rappresentando unurgenza assoluta, la rottura delle protesi mammarie necessita di una sostituzione o rimozione in tempi ragionevoli (3-6 mesi).
E' difficile capire con certezza cosa possa provocare il fastidio che riferisce anche perché un prurito è di difficile interpretazione soprattutto in una mammella che ha subito una mastectomia e dove quindi la sensibilità è molto compromessa. In questi casi conviene procedere con calma, senza fretta. E opportuno attendere qualche settimana eventualmente assumendo degli anti infiammatori o dei leggeri antistaminici. Di solito questi disturbi si risolvono spontaneamente nel tempo. Nel caso in cui il fastidio dovesse permanere si può procedere con un esame strumentale (una semplice ecografia) e una visita senologia.
La ricostruzione mammaria post oncologica più frequentemente eseguita è l'utilizzo di protesi in gel di silicone (come quelle utilizzate a scopo estetico) dopo aver espanso sufficientemente la pelle. Viene pertanto inserito lo stesso giorno della mastectomia una protesi espandibile provvisoria che verrà nelle settimane successive gonfiata con della soluzione fisiologica (acqua) attraverso una valvola posizionata sotto pelle. La posizione dell'espansore (più o meno buona) generalemnte non comporta fastidi ma può eventualmente influire sul risultato estetico finale. Ciò che può dare fastidio invece è una velocità di espansione troppo elevata con sedute ripetute e volumi di riempimento alti (scelta talora adottata da alcuni chirurghi). In realtà molto più spesso i fastidi che si possono avere a livello ascellare e del braccio sono correlati con i frequenti svuotamenti ascellari linfonodali associati alla mastectomia. Questi disturbi dovuti all'alterazione del circolo linfatico migliorano nel tempo e con i massaggi.
E' difficile dare una risposta precisa che si adatti alla grande varietà di condizioni clincihe di una paziente candidata alla ricostruzione mammaria con protesi in silicone dopo espansione. In linea di massima, se la paziente non ha eseguito radioterapia adiuvante sulla mammella operata, l'espansione procede piuttosto rapidamente perchè i tessuti sono piuttosto elastici e "dilatabili". L'espansore mammario può essere collocato direttamente il giorno della mastectomia (in una tasca retro muscolare) e si parla in questo caso di ricostruzione immediata. Alternativamente può essere inserito in un secondo tempo con un ulteriore intervento della durata di circa un'oretta e si parla in questo caso di ricostruzione differita. Trascorsi quindici giorni dall'operazione iniziano le espansioni che normalmente vengono eseguite con sedute ambulatoriali di pochi minuti ogni 7-15 giorni a seonda dei casi. I volumi di riempimento per ogni seduta sono variabili da caso a caso e vanno mediamente da 30 a 80cc. Il volume di riferimento per l'espansione è sempre quello della mammella sana e logicamente più questa è piccola e minori saranno i tempi per l'espansione. In modo estremamente semplificativo, per una seconda misura si possono prevedere tempi di circa 45gg mentre per una quarta ci possono volere anche tre mesi o più. Una volta raggiunto il volume definitivo (che è sempre un po' maggiore della mammella sana per avere una cute più morbida) si attendono normalmente altri 15-20 giorni prima di inserire la protesi definitiva con un intervento di circa mezz'ora. Nel caso in cui la paziente stia ancora facendo la chemioterapia al termine dell'espansione, si aspetta almeno un mese dal termine della chemio e dopo, aver fatto degli esami di controllo, si può andare in sala operatoria. La ricostruzione mammaria può venire perfezionata dopo alcuni mesi con la ricostruzione del complesso areola capezzolo e con dei lipofilling di rifinitura.
In considerazione della sua età, degli interventi subiti e della sua motivazione è probabilmente possibile ricostruire il seno anche dopo 20 anni dalla mastectomia. Si tratterebbe di una così detta ricostruzione mammaria differita. Dai pochi elementi a disposizione è difficile dire che risultati potrebbero essere raggiunti e con quali e quanti interventi. In linea di massima comunque è possibile eseguire la ricostruzione con una tecnica base che prevede limpianto di una protesi mammaria dopo lespansione cutanea con un espansore. Ciò ammesso che lei non abbia al tempo fatto radioterapia o che almeno non siano presenti infiammazioni coniche della pelle in conseguenza di essa. In questo caso sarebbe necessario ricorrere ad un lembo cutaneo ossia al trasferimento di tessuto da unarea donatrice (generalmente la pancia o la schiena) al torace.
RICOSTRUZIONE MAMMARIA POST ONCOLOGICA
I tumori della mammella possono essere trattati con due tecniche fondamentali. La prima di esse è la quadrantectomia (asportazione selettiva della massa tumorale) con successiva ricomposizione della mammella tramite il rimodellamento ghiandolare del tessuto preservato. La seconda tecnica di trattamento è la mastectomia radicale modificata che comporta l’asportazione completa della mammella preservando quanta più pelle possibile. Questa procedura richiede una successiva completa ricostruzione mammaria. La ricostruzione mammaria post oncologica può essere fatta, a seconda dei casi, con una protesi mammaria definitiva (dopo espansione della pelle per mezzo di un espansore cutaneo) o con lembi muscolocutanei (pelle e muscolo) o cutanei (lembi perforanti). La scelta della tecnica ricostruttiva più opportuna viene fatta caso per caso, dopo attenta valutazione dell’età della paziente nonché delle condizioni generali e del grado di motivazione.