Molte pazienti si lamentano dell’aspetto del proprio addome (rilassato, rigonfio, cadente) ecco come la chirurgia plastica può aiutare.

Oggi parleremo di ADDOME PENDULO e della principale problematica funzionale ad esso associata ovvero la DIASTASI DEI MUSCOLI RETTI ADDOMINALI.

Vedremo come trattare efficacemente questi problemi secondo le più moderne tecniche di chirurgia plastica ma prima di cominciare vi ricordo di iscrivervi al mio canale e attivare le notifiche per ricevere i prossimi aggiornamenti.

 

In caso di addome molto rilassato l’eccesso di pelle nella pancia può essere refrattario a qualsiasi dieta o attività sportiva e può venirsi a creare un vero e proprio grembiule che sormonta il pube.

Questa condizione è detta ADDOME PENDULO e si verifica più spesso dopo un importante dimagrimento o per perdita di tono cutaneo dovuta al passare degli anni.

L’ADDOMINOPLASTICA può essere la soluzione a questo problema!

L’intervento consiste nella asportazione della pelle e del grasso in eccesso nella parte inferiore dell’addome. Si tratta di un lifting inverso ovvero della rimozione dell’eccesso adipo-cutaneo inferiore e della ridistribuzione verso il basso della restante pelle. In questo modo la distensione cutanea riguarderà tutta la parete addominale anteriore, dal torace al pube! Si tratta di un intervento superficiale che non coinvolge la cavità addominale e quindi l’interno della pancia.

L’asportazione riguarda solo la pelle e il grasso sotto di essa e si lavora al di sopra del piano muscolare. Qualsiasi inestetismo compreso nell’area di pelle asportata (come smagliature e cicatrici) verrà definitivamente rimosso.

Caratteristica dell’addominoplastica è che l’OMBELICO non si muove e rimane nella sua posizione originale. Esso viene isolato dalla pelle che lo circonda con una incisione circolare che lo lascia attaccato alla parete muscolare grazie al suo peduncolo, come fosse un piccolo lampione.

Ciò consente all’ombelico di salvarsi e non essere rimosso assieme alla pelle in eccesso. All’interno del peduncolo ombelicale è presente una piccola arteria che ne consente la sopravvivenza in modo indipendente.

Dopo la asportazione della parte inferiore della pancia, la pelle restante (più in alto) verrà scollata, stirata in giù e ricucita in basso.

L’ombelico che era stato isolato dalla pancia verrà quindi temporaneamente seppellito dalla pelle che gli scorre al di sopra. L’ultimo passaggio consiste nel far riemergere l’ombelico asportando un piccolo disco di pelle subito al disopra di esso e sui cui bordi viene ricucito.

Le cicatrici della addominoplastica sono quindi due.

La principale ha un decorso orizzontale ed è posizionata più in basso possibile affinché possa essere nascosta da un normale slip o dal costume. La seconda è un cerchietto attorno all’ombelico, poco visibile.

Quella che abbiamo descritto è la ADDOMINOPLASTICA CLASSICA, ovvero il caso ideale in cui è possibile asportare un quantitativo di pelle cospicuo che va dal pube fino all’ombelico compreso. In questo modo si avrà la certezza 1°, che la cicatrice orizzontale finale sarà bassa e nascosta dallo slip ma e 2° che sarà possibile asportare il “buco del vecchio ombelico”.

Ci sono però molte situazioni intermedie dove è presente un eccesso di pelle esteticamente sgradevole ma non così abbondante da consentire una vasta asportazione che va dal pube all’ombelico. In pratica, se in questi casi si facesse una addominoplastica classica si creerebbe un buco impossibile da richiudere!

Si deve quindi ricorrere a delle tecniche di ADDOMINOPLASTICA NON CONVENZIONALI. Posto che il bordo inferiore della asportazione deve rimanere molto basso affinché la cicatrice orizzontale finale (che è la più grande) venga nascosta completamente dallo slip, si procederà alla asportazione del massimo quantitativo di pelle possibile con una seconda incisione che non raggiungerà l’ombelico ma passerà in un punto variabile al di sotto di esso e avremo quindi una asportazione di pelle minore.

L’isolamento ombelicale viene eseguito come di consueto, per scollegarlo dalla parte di pelle che scorrerà in basso ed evitare che scenda.

Ciò che invece scenderà in basso con la pelle è il buco che abbiamo creato nell’isolare l’ombelico e che non è compreso nella parte di pelle asportata! I restanti passaggi sono uguali alla tecnica classica, quindi chiusura della cicatrice bassa e ri-emersione dell’ombelico.

L’unica differenza è che avremo, fra l’ombelico e il pube il buco del vecchio ombelico che dovrà essere richiuso trasformandolo in una cicatrice verticale di circa 3cm.

Questo tipo di interventi sono detti ADDOMINOPLASTICA AD ANCORA per la presenza di una piccola cicatrice finale in aggiunta. A parte questo particolare, la tecnica è del tutto identica alla addominoplastica classica.

Vediamo ora brevemente quali sono i principali difetti della parete muscolare.

L’ERNIA è una protrusione dell’intestino attraverso un punto di debolezza della parete muscolare. L’area dove più frequentemente si sviluppa un’ernia e l’ombelico, un classico punto debole dovuto al passaggio del peduncolo ombelicale, di cui abbiamo parlato poco fa.

Vi sono ovviamente gravità differenti di ernia, di cui non parleremo per non dilungarci troppo. Vi basta sapere che le ernie spesso hanno una evoluzione peggiorativa nel tempo, specie nei casi in cui si fa un utilizzo molto intenso della muscolatura addominale.

Il LAPAROCELE è concettualmente simile all’ernia ma in questo caso il punto di debolezza della parete è una cicatrice pregressa, derivante da un trauma o da un precedente intervento.

Ma il principale difetto della parete muscolare è la DIASTASI DEI MUSCOLI RETTI ADDOMINALI che consiste in una separazione dei muscoli centrali dell’addome (i RETTI appunto) che perdono l’orientamento verticale e ne assumono uno arcuato, dando alla pancia un aspetto quasi sferico.

Oltre che formarsi una specie di “ciambella” nella zona dell’ombelico, la lassità muscolare provocherà un perdita di definizione nel giro vita.

Nelle situazioni più gravi, attraverso la diastasi, può comparire anche un’ernia addominale, in caso di forte contrazione muscolare. La diastasi dei muscoli retti è dovuta ai parti ma anche al cedimento del tono muscolare col passare degli anni.

Paradossalmente la diastasi muscolare è molto più evidente in pazienti magre mentre può essere insidiosamente nascosta in pazienti più robuste. Per questo motivo lo studio della parete muscolare è indispensabile in vista di un intervento chirurgico. Ciò viene fatto con una accurata prima visita ed eventualmente con una TAC della parete addominale.

Nel caso in cui sia presente un difetto di parete come un’ernia, un laparocele o la diastasi dei retti, durante l’addominoplastica sarà possibile chiudere la breccia con speciali tecniche di sutura e di rinforzo della parete muscolare.

Per la diastasi, la procedura di base è la SINTESI DEI MUSCOLI RETTI che consiste nella cucitura fra loro dei margini interni dei muscoli retti che vengono così riavvicinati ricostruendo la così detta LINEA ALBA.

Se la diastasi è molto importante è necessario eseguire una ulteriore plastica di rinforzo che aumenti la tenuta della sintesi. Al momento la tecnica più utilizzata in chirurgia plastica è il DERMAGRAFT, un innesto di derma che viene recuperato dalla pelle asportata e cucito sulla parete muscolare richiusa con la sintesi.

Dopo circa un mese il dermagraft formerà uno scudo cicatriziale molto resistente anche in caso di sforzi intensi. La chiusura della distasi muscolare oltre che ripristinare perfettamente la funzionalità della parete addominale consente di stringere e definire meglio il giro vita.

Siamo quasi alla fine, voglio farvi un’ultima raccomandazione.

Prima di considerare qualsiasi soluzione chirurgica è necessario avere i requisiti adatti per l’intervento, innanzi tutto un PESO CORPOREO NORMALE e STABILE.

L’addominoplastica non è una tecnica per dimagrire e se si è molto in sovrappeso l’intervento potrebbe essere inutile se non controindicato. Inoltre è importante uno stile di vita sano e un adeguato livello di attività fisica per un buon tono muscolare addominale e un risultato ottimale.

Interventi correlati